Sono le 10.20. Il sole comincia ad alzarsi, il mare all’interno della marina è tranquillo, solo qualche lieve increspatura muove l'acqua aiutata da una leggera brezza che viene dal mare. Non è grande il porticciolo dove sei ormeggiata. I rumori delle persone che lentamente riemergono dalle cuccette, cominciano a riempire l’aria. C’è un bambino che piange a qualche barca di distanza, non disturba. Da quella a fianco arriva l’odore del caffè appena fatto e qualcuno ascolta la radio. Una delle drizze viene fatta urtare con dolcezza dal vento contro l’albero. Un rumore ritmico: ding,ding,ding. Qualcuno dovrebbe alzarsi e cazzarla un pochino. La barca è ormeggiata in andana, con la poppa verso la banchina. Il sole ti batte sul viso da destra, sei ormeggiata con la prua verso Nord. La bussola segna 35°. Dall’interno arrivano i rumori di qualcuno affaccendato a fare qualcosa, nella cuccetta dorme ancora la piccola. Sali i tre gradini che ti portano in pozzetto, guardi in alto. C’è qualche nuvola leggera, ma il sole è già tiepido. Un aereo attraversa il cielo con una rotta Sud-Est Nord-Ovest. Probabilmente diretto in Francia. Il sole si riflette sulle ali, sembra tutto d’argento. Dietro, due lunghe code di condensa firmano il cielo con un tratto preciso. Una bambina bionda, con un costumino giallo e rosso scende ridendo dalla barca di fronte. Il papà le è dietro, la sorregge un attimo mentre scende la passarella; lei ha un movimento brusco, lo guarda di sottecchi e gli spiega che ormai è abbastanza grande da farcela da sola. Lui sorride, con la mano le carezza i riccioli, resi ancora più ispidi dall’aria del mare. Da basso giunge la voce della mamma che ricorda di comprare qualche yogurt alla fragola e i corn flakes. I due si allontano, la piccola tende la mano verso il padre che senza pensarci la coglie dolcemente. Una coppia anziana, invece, ha già fatto colazione su di uno strano motorsailer, che probabilmente ha la loro stessa età. È tenuto con cura, con amore. Il teck è lucido e liscio, gli ottoni, di quelli che sulle barche moderne non si usano più, splendono nel livore del sole. In particolare sulla paratia di fianco alla porta c’è una campana. Un raggio di sole sembra giocare con la sua parte bassa: il dondolio leggero della barca fa muovere lentissimamente la campana ed il riflesso, con un movimento cadenzato ti arriva negli occhi con la precisione di un laser. Distogli lo sguardo per un attimo. Intanto il signore anziano che indossa pantaloncini blu corti ed una camicia di lino bianco, si è alzato, passandole dietro si è accostato alla moglie, con dolcezza le scosta i capelli dalla nuca, si guarda un attimo intorno e con amore la bacia sul collo. Lei si blocca un attimo, il suo braccio gira da dietro e con un movimento sinuoso gli accarezza il collo prolungando il contatto della bocca di lui sulla propria pelle. Lui si ritrae, sorride, le scosta da dietro la sedia e la fa alzare. Tu sorridi, intenerita. Forse stai pensando per un attimo a noi due. Ti siedi in pozzetto. Il sole nel frattempo ne ha approfittato per salire ancora un po’ nel cielo. Fa più caldo. Ti snodi il pareo a fiori blu che indossi. Il nodo sul davanti fa qualche capriccio, poi cede con voluttà. Si scioglie. Tu poggi il pareo sulla colonna del timone. Hai un costume rosso, mette in risalto la pelle che in questi giorni si è colorita. Non è rosso vivo, più un color rubino scuro. Asseconda con grazia le curve del tuo corpo. Un brivido di freddo. Ti guardi le braccia ed una leggera pelle d’oca increspa l’epidermide. Sorridi di nuovo. A cosa pensi? La molla per i capelli è lì dove l’hai lasciata ieri sera. Morde ancora la scotta di dritta del fiocco. La prendi quasi senza guardare, la mantieni con le labbra. La mano sinistra intanto raccoglie i capelli sciolti e li porta verso l’alto raccogliendoli in un mucchietto, la destra prende la molletta e con un gesto consumato blocca i capelli in alto. Il tuo collo ora risalta bellissimo. Chiudi di nuovo per un attimo gli occhi. Respiri l’aria fresca. Ti appoggi alla panca, la schiena parallela allo schienale, guarda la scaletta che porta all’interno. Il viso è rivolto verso la banchina. Un colpo di tosse lieve viene dall’interno della barca, volti leggermente il capo, cerchi di guardare dentro, ma la differenza di luminosità non te lo permette. Stringi gli occhi e torni a voltare il capo. Un sospiro lieve. Ti rilassi. Hai dimenticato i problemi di Roma. La porta, l’ufficio, le malattie… Pensi a te. Una piccola contrazione dallo stomaco ti fa riaprire gli occhi. Sei perplessa. Hai, senza neanche accorgertene, tirato su le gambe, le ginocchia sono sotto al mento, le mani si intrecciano sul davanti, un palmo sotto le ginocchia, la testa è leggermente reclinata sulla sinistra ed un raggio di sole ti carezza la guancia. Hai un’aria assorta. Vorrei penetrare nei tuoi pensieri, sapere se una parte di questi sono per me. Da dentro un nuovo rumore, passi veloci e assonnati salgono rapidi la scaletta. È la piccola, ti si getta addosso, stringendoti forte le braccia al collo. Gli occhi sono ancora semichiusi dal sonno, la vocina leggermente arrochita sussurra dolcemente al tuo orecchio:”Ti voglio bene, mamma!”. È un nuovo giorno, un giorno per voi. Io ti lascio e penso anche io: “Ti voglio bene”.
mercoledì 31 gennaio 2007
ti ho pensato
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