mercoledì 31 gennaio 2007

ti ho pensato

Sono le 10.20. Il sole comincia ad alzarsi, il mare all’interno della marina è tranquillo, solo qualche lieve increspatura muove l'acqua aiutata da una leggera brezza che viene dal mare. Non è grande il porticciolo dove sei ormeggiata. I rumori delle persone che lentamente riemergono dalle cuccette, cominciano a riempire l’aria. C’è un bambino che piange a qualche barca di distanza, non disturba. Da quella a fianco arriva l’odore del caffè appena fatto e qualcuno ascolta la radio. Una delle drizze viene fatta urtare con dolcezza dal vento contro l’albero. Un rumore ritmico: ding,ding,ding. Qualcuno dovrebbe alzarsi e cazzarla un pochino. La barca è ormeggiata in andana, con la poppa verso la banchina. Il sole ti batte sul viso da destra, sei ormeggiata con la prua verso Nord. La bussola segna 35°. Dall’interno arrivano i rumori di qualcuno affaccendato a fare qualcosa, nella cuccetta dorme ancora la piccola. Sali i tre gradini che ti portano in pozzetto, guardi in alto. C’è qualche nuvola leggera, ma il sole è già tiepido. Un aereo attraversa il cielo con una rotta Sud-Est Nord-Ovest. Probabilmente diretto in Francia. Il sole si riflette sulle ali, sembra tutto d’argento. Dietro, due lunghe code di condensa firmano il cielo con un tratto preciso. Una bambina bionda, con un costumino giallo e rosso scende ridendo dalla barca di fronte. Il papà le è dietro, la sorregge un attimo mentre scende la passarella; lei ha un movimento brusco, lo guarda di sottecchi e gli spiega che ormai è abbastanza grande da farcela da sola. Lui sorride, con la mano le carezza i riccioli, resi ancora più ispidi dall’aria del mare. Da basso giunge la voce della mamma che ricorda di comprare qualche yogurt alla fragola e i corn flakes. I due si allontano, la piccola tende la mano verso il padre che senza pensarci la coglie dolcemente. Una coppia anziana, invece, ha già fatto colazione su di uno strano motorsailer, che probabilmente ha la loro stessa età. È tenuto con cura, con amore. Il teck è lucido e liscio, gli ottoni, di quelli che sulle barche moderne non si usano più, splendono nel livore del sole. In particolare sulla paratia di fianco alla porta c’è una campana. Un raggio di sole sembra giocare con la sua parte bassa: il dondolio leggero della barca fa muovere lentissimamente la campana ed il riflesso, con un movimento cadenzato ti arriva negli occhi con la precisione di un laser. Distogli lo sguardo per un attimo. Intanto il signore anziano che indossa pantaloncini blu corti ed una camicia di lino bianco, si è alzato, passandole dietro si è accostato alla moglie, con dolcezza le scosta i capelli dalla nuca, si guarda un attimo intorno e con amore la bacia sul collo. Lei si blocca un attimo, il suo braccio gira da dietro e con un movimento sinuoso gli accarezza il collo prolungando il contatto della bocca di lui sulla propria pelle. Lui si ritrae, sorride, le scosta da dietro la sedia e la fa alzare. Tu sorridi, intenerita. Forse stai pensando per un attimo a noi due. Ti siedi in pozzetto. Il sole nel frattempo ne ha approfittato per salire ancora un po’ nel cielo. Fa più caldo. Ti snodi il pareo a fiori blu che indossi. Il nodo sul davanti fa qualche capriccio, poi cede con voluttà. Si scioglie. Tu poggi il pareo sulla colonna del timone. Hai un costume rosso, mette in risalto la pelle che in questi giorni si è colorita. Non è rosso vivo, più un color rubino scuro. Asseconda con grazia le curve del tuo corpo. Un brivido di freddo. Ti guardi le braccia ed una leggera pelle d’oca increspa l’epidermide. Sorridi di nuovo. A cosa pensi? La molla per i capelli è lì dove l’hai lasciata ieri sera. Morde ancora la scotta di dritta del fiocco. La prendi quasi senza guardare, la mantieni con le labbra. La mano sinistra intanto raccoglie i capelli sciolti e li porta verso l’alto raccogliendoli in un mucchietto, la destra prende la molletta e con un gesto consumato blocca i capelli in alto. Il tuo collo ora risalta bellissimo. Chiudi di nuovo per un attimo gli occhi. Respiri l’aria fresca. Ti appoggi alla panca, la schiena parallela allo schienale, guarda la scaletta che porta all’interno. Il viso è rivolto verso la banchina. Un colpo di tosse lieve viene dall’interno della barca, volti leggermente il capo, cerchi di guardare dentro, ma la differenza di luminosità non te lo permette. Stringi gli occhi e torni a voltare il capo. Un sospiro lieve. Ti rilassi. Hai dimenticato i problemi di Roma. La porta, l’ufficio, le malattie… Pensi a te. Una piccola contrazione dallo stomaco ti fa riaprire gli occhi. Sei perplessa. Hai, senza neanche accorgertene, tirato su le gambe, le ginocchia sono sotto al mento, le mani si intrecciano sul davanti, un palmo sotto le ginocchia, la testa è leggermente reclinata sulla sinistra ed un raggio di sole ti carezza la guancia. Hai un’aria assorta. Vorrei penetrare nei tuoi pensieri, sapere se una parte di questi sono per me. Da dentro un nuovo rumore, passi veloci e assonnati salgono rapidi la scaletta. È la piccola, ti si getta addosso, stringendoti forte le braccia al collo. Gli occhi sono ancora semichiusi dal sonno, la vocina leggermente arrochita sussurra dolcemente al tuo orecchio:”Ti voglio bene, mamma!”. È un nuovo giorno, un giorno per voi. Io ti lascio e penso anche io: “Ti voglio bene”.

martedì 30 gennaio 2007

parto

ho deciso
domani parto
arraffo tutto
baracca e burattini
riempio la borsa
quel poco che mi serve

chiudo il gas
metto l'antifurto
e parto
faccio il pieno di benzina
e vado via

non saluto nessuno
nemmeno il portiere
che mi guarda perplesso
ora che
senza guardare
attraverso l'incrocio

domani parto
domani

d'oro

come insetto
che nell'ambra più pura
acquista meraviglia
così
nell'amore tuo
di gioia
mi vesto

lunedì 29 gennaio 2007

ora

come vorrei
prendere per mano
questo tempo
e
carezzandolo come figlio
chiedere
perdono
per
le ore
che ho perso
per i minuti
che ho smarrito
abbandonati
nelle tasche
per i giorni
che avrei voluto
e
che invece
ho lasciato scorrere
senza dirti
ti amo
con le mani
nelle tasche

... in attesa

senso
di
impellente necessità
diviene
rada
tranquilla
dove
riposare
dimenticando
l'ansia
della ricerca
del tuo
sorriso

domenica 28 gennaio 2007

la scoperta


Sai
ti ho pensato
tanto
come non mi succedeva
da quei giorni
ti ho pensato
dolce
come nei miei ricordi
più belli
ti ho pensato
con quella voglia di amare
che ti fece amare
con quella gioia sincera
che scolorava
tra le mani
ma tu
non
c'eri
non
c'era amore
nè gioia
solo rimaneva
l'inetto pensiero
della solita scoperta:
ho sognato di nuovo

venerdì 26 gennaio 2007

giovedì

accora
un silenzio
che lascia basiti
con la gioia
nel cuore
per
una parola
che
mi hai detto
per
il tuo sorriso
che porto
nel cuore
per Te...

giovedì 25 gennaio 2007

il muro di pietra

astenia
di arti
che muoversi
non sanno
e
sospetto
astioso
di
tradimento
che
purulento
sta
tra il vero
e
il falso
che
mi racconti
fissandomi
negli occhi
come se di muro
si trattasse
come se
di pietra
il tuo
cuore
fosse

vicino a te

un giorno
non ora
forse mai
solleverai il capo
e
gettando indietro lo sguardo
ti accorgerai di me
che ti amai
come amano
i bambini
i loro sogni

mercoledì 24 gennaio 2007

esercizio tra le parole

quando il profumo
odoroso
di fiore sfiorito
ormai
come frutto sfruttato
d'esacerbato dolore
riflette
nell'acqua
che
silente
sciaborda
tra onda e onda
da bordo a bordo
sfiammando
con faville
di brillanti
e
rubini
purpurei
contro un cielo
che
giace
in deliquio
attendendo
un nuovo amore
che
d'amore
abbia
di nuovo
il sapore

pioggia

si è vestita di pioggia
questa notte la città

imbavagliata dal vento
si è intrisa di freddo

mentre nel silenzio
riposavo con il sonno degli altri

bagliori di luce improvvisa
fragori come di guerre

tenevano sveglie
le mie ansie

dovrei sapere
che tu riposi tranquilla

mentre la pioggia
bagna con le lacrime della disperazione
la mia strada
già bagnata

lacrime

goccia dopo goccia
come lacrima dopo lacrima
dagli occhi
luminosi
ti ho visto versare
per le parole
che d'amore
volevano essere
e di odio
si mascherarono

solo oggi
mi vesto con
lo scuro velluto
del dolore
che ti lessi nel cuore
per quelle parole
che l'amore videro
nascere
e poi sfiorire
come neve sotto un sole
che cocente
la delusione
fece tua
per un dolore che nato
bambino
straziato divenne
adulto
troppo presto

sguardo

ramo d'acacia
rinsecchito
non più da linfa
rinvigorito
avvinghiato
sull'esile
esilio
di sbarra
di ferro
forgiata
da abile mano
che grave
modella
da fuoco
perseguita
sul pulpito
di veranda
accompagni
lo sguardo
mio
avvizzito
per
riflesso
di sole
su di un mare
solitario
di sale
saporito

martedì 23 gennaio 2007

dimenticare

perchè dovrei dimenticare
l'odore di quel mare che ci vide vicini

perchè dovrei dimenticare
il colore di quei prati che ci furono giaciglio

perchè dovrei dimenticare
le parole sussurrate in un momento d'amore

perchè dovrei dimenticare?

perchè tu oggi mi hai chiesto di farlo

lunedì 22 gennaio 2007

dipingo

pennello in mano
tavolozza dei colori
tela vergine

un cielo azzurro
nuvola bianca
sfilacciata

spiaggia deserta
un punto rosso
lontano

la fila delle cabine
con il giallo ed il verde
le strisce

e ci sei tu
che mi guardi

quell'orecchino d'argento
che brilla di sole riflesso

onda

quante volte
mi sono fermato
ad ascoltare
il canto sonoro
dell'onda

dolce compagna
di notti
senza sonno
che passano lievi
siediti con me
ancora una volta

amica mia
allunga la mano
verso me
e asciuga lacrime
che sanno di sale

tristezza
compagna mia
avvicina la tua bocca
sensuale
al mio orecchio
e sussurra
ancora una volta
la tua poesia
cullami materna
cantando
il canto sonoro
dell'onda

domenica 21 gennaio 2007

...Sogno

I passi risuonano nel cortile ancora addormentato la mattina presto. Rondini, planando sul pelo dell'acqua della piscina a caccia di insetti, si lasciano dietro una piccola scia di motoscafo. Da una finestra aperta del primo piano qualcuno canticchia a bassa voce: " ...dammi tre parole: sole, cuore, amore. Dammi un bacio che non fa parlare...". Odore di caffè appena preparato solletica il naso, facendo uggiolare il mio stomaco. Scendo i dodici scalini della rampa sporca del garage, quindici passi in avanti, svolto a destra: sette passi. Premo sul tasto del telecomando dell'antifurto: scattano secche le serrature, i fanalini delle frecce occhieggiano rassicurandomi con un sonoro BIIP, BIIP. Salgo in auto; l'odore della macchina pulita mi fa bene, mi fa sentire in ordine, con la vita e con me stesso. "Veramente c'è un pò di polvere, se posso poi la porto a lavare". Pochi secondi bastano per riscaldare le candelette dell'accensione... Mi ricordo quando si doveva accendere la macchina di mio padre, se non passava almeno un minuto, non si partiva. C'erano quei momenti di sospensione, che eri già in viaggio, ma non eri ancora partito! Si rimaneva tutti in silenzio, poi la fida Peugeot celestina dava un colpo di tosse, un filo di nerofumo usciva dal tubo di scappamento. Ricordo che guardavo mio padre con ammirazione, lo guardavo impegnato a guidare ed ero fiero di lui: che fosse mio padre. Si parlava, si dicuteva per ore. Si viaggiava sul filo dei centoventi senza troppo preoccuparci. Viaggi che oggi sembrano uno scherzo li pianaficavamo per tempo, si preparava l'auto. Il mattino ci si alzava presto, mio padre ed io eravamo i primi a scendere, si caricava, si scherzava un pò e poi si facevano scendere gli altri. Mio padre guidava ed ascoltava musica classica o jazz. Si parlava di scuola. Mi beccavo ramanzine lunghe quanto un'autostrada, ma era tutto bellissimo. Lui era lì, forte comne quercia, dolce come un padre. Gli occhi celesti mi guardavano e sapevo che mi voleva bene. Sapevo già tutto di lui, ma mi piaceva farmelo raccontare, mi piaceva pensare che lui si fidasse di me. Quando si voltava verso di me, seduto sul sedile del passeggero, mi guardava, allungava una mano e con il palmo mi accarezzava la testa con un gesto che solo con lui aveva un significato speciale. Mi diceva, quel gesto: "Sei mio figlio, ti voglio bene e tu ne vuoi a me". E' stato anche l'ultimo gesto cosciente di mio padre. E' stato terribile vederlo su quel letto di ospedale, non più in grado di vedere o sentire, ma con il cuore ancora deciso ad andare avanti. Io dovevo essere quello più forte, ma non ce l'ho fatta. Sono uscito, mi sono seduto fuori. Piangevo. Piangevo lacrime che avevo messo via da parecchio tempo. Poi qualcuno mi sussurrato in un orecchio: "E' finito!" Che vuol dire? Mio padre sono oltre dieci anni che non c'è più. Che non mi parla più e oggi sono io quello ad essere guardato dal sedile del passeggero. Mia figlia mi guarda. Ogni tanto, mi volto piano, cercando di non farmi vedere e scopro il suo sguardo rivolto verso di me. Allora allungo il braccio e con tutta la tenerezza del ricordo le accarezzo il capo e le dico con quel gesto: "Sei mia figlia, ti voglio bene e tu ne vuoi a me."
Controllo di aver allacciato la cintura di sicurezza, la mano destra si allunga verso il pulsante della radio e l'apparecchio prende vita. Una voce allegra mi annucia poco traffico e sole. Dalla tasca dello sportello di sinistra prendo il fodero del CD che ormai ascolto senza interruzione: "Pooh". Con due dita estraggo il disco dal fodero e lo infilo nel lettore. Dodi battaglia attacca "Portami via". Cantto con lui.
Qualche metro di retromarcia, devo fare attenzione: quello mi parcheggia sempre più vicino.
Penso a te, innesto la prima e il motore sembra borbottare contento. Stacco lentamente la frizione. Le ruote iniziano lentamente ad avanzare. Pochi metri esauriti lentamente fino all'auscita del cortile mi permettono di indossare l'auricolare del telefono ed inforcare gli occhiali da sole. Un saluto al portiere che sta aprendo la guardiola e sono fuori. Penso a te.
Guardo il sedile del passeggero e ti immagino già seduta al mio fianco. La strada, a questa ora, è ancora completamente sgombra ed i semafori lampeggiano oziosi. Pochi cani portano a spasso padroni mezzo addormentati e con i pantaloni infilati malamente sul pigiama. Ci vuole poco per arrivare all'imbocco dell'autostrada. Il Telepass fischietta gioioso il suo permesso a transitare. Regolo la velocità appena sopra i centotrenta. I fari accesi illuminano la strada. Le poche macchine che sono sulla strada vanno più piano di me e si lasciano sorpassare senza difficoltà. I Pooh continuano a cantare; li ascolto senza sentirli. Penso a te, alla voglia di vederti, di abbracciarti, di stringerti, di non lasciarti mai più. Sono passati più di dieci giorni da quel saluto sulla porta di casa tua e non ti avevo più sentito. Quando poi, non me lo aspettavo più ha squillato il cellulare, ieri sera: era il tuo nome quello che leggevo sul display. L'ho guardato senza capire. Era troppo bello per essere vero. La tua voce felice, allegra, mi ha chiesto come stavo: "Ora bene!" ho sentito rispondere dalla mia stessa voce, quasi senza fiato. Mi hai detto che saresti arrivata oggi con il traghetto a Civitavecchia. "Ti va di venirmi a prendere? Così poi andiamo in ufficio insieme, tanto arrivo alle sette!".
Sono già in viaggio verso te.

Amica

sei andata via
con il tuo solito sorriso
mi hai salutato stringendomi forte
come fai tu
saluto vero
abbraccio vero
il dolore dipinto nel cuore
trascolora il tuo viso
ma sei andata via
con il tuo solito sorriso
Amica mia

sabato 20 gennaio 2007

Eri tu

sono giorni che guardo nel mio cuore
cerco il tuo volto sorridente
e non lo trovo

cerco il tuo volto che piange
e non lo trovo
ascolto, ammutolito dal dolore
l'eco delle voci nostre
lontane
l'eco delle risate nostre
felici
ma non capisco

troppo lontano quel tempo
troppo distanti quelle risate
sono giorni che cerco
ma non lo trovo
l'amore nostro
giovane ed innocente
che è finito
troppo lontana sei andata
troppo hai deciso la tua vita
la nostra vita

rimane il dolore tra le mani
che guardi tra le lacrime
rimane un ti amo
arrivato troppo tardi

Il rischio di dire: "Ti Amo"

Lo penso, lo penso di continuo, non riesco a fermarmi: si può essere giovani dentro il cuore, si deve essere giovani dentro il cuore, nel proprio animo, non occorre perdere il sorriso perchè un dato anagrafico ci spaventa più della vita stessa. Non puoi fermarti di ridere della vita e soprattutto di te stesso solo perchè qualcuno ti ha raccontato che ora sei troppo saggio per fare questa cosa. Cercherò di ridere sempre, di ridere sempre, soprattutto di me stesso e dei miei errori, imparando da essi, o non imparando, perchè comunque delle volte gli errori sono le cose più giuste che facciamo. Al bando il perbenismo falso e puzzolente di naftalina, buono solo per coloro che hanno buoni consigli perchè si sentono troppo vecchi per sbagliare. Io voglio prendere questa vita a morsi, non voglio far del male a nessuno, non voglio far del male a nessuno, ma non mi arrendo. Nessuno mi dovrà impedire di lanciarmi una volta ancora con il mio paracadute o di farmi una sgroppata in moto o di scendere in acqua con le mie bombole. Voglio vedermi tutti i paesi che ho sognato, assaggiare tutti i cibi che non ho mai gustato. Voglio stare male da morire, perchè oggi sono innamorato pazzo di Te e qualunque siano le conseguenze di questa cosa non mi interessano, sono pazzo di Te, del Tuo sorriso, dei Tuoi occhi, delle Tue mani, del Tuo seno, delle Tue gambe. Chi può impedirmi di stare bene oggi? Chi può dirmi che tutto questo è prematuro o sbagliato? Ci sono già io a dirmelo, ma non ho voglia di ascoltarmi, voglio dare retta solo al mio cuore che urla la tua mancanza, che grida ai quattro venti quanto tu sia bella e quanta gioia gli hai regalato. Due giorni sono bastati: hai riaperto le finestre del mio cuore, le porte della mia anima. Come una casa bbandonata da troppo tempo e troppo in fretta, ora il vento fresco della primavera spazza via la polvere dalle suppellettili abbandonate. Via queste lenzuola da sopra i mobili, via i chiavistelli dalle finestre, c'è un' aria nuova, ci sono profumi nuovi. Cammino per la via e scopro che ci sono fiori nuovi, che esistono uccelli che cantano felici su alberi che fino all'altro giorno non c'erano. Il cielo è diventato di un colore diverso: è azzurro. I prati ora sono verdi, tutto è meraviglioso, perchè Tu sei meravigliosa. Scriverò, scriverò, fino a farti girare la testa, ti catturerò con le mie parole, ti legherò con i miei versi, ti accarezzerò con i suoni dolci delle parole sdrucciole. Non potrai fuggire, perchè ti avrò stregato con il mio Amore. Potrai scappare, nasconderti, sfuggire, per paura, per il terrore di essere amata, ma comunque avrò per sempre un pezzetto del tuo cuore e Tu avrai per sempre le mie parole, che potrai leggere e rileggere. Sono le parole che ti sto dedicando e l'amore per queste parole che da sole ti urlano il mio Amore per Te. Ridi se vuoi di questo piccolo uomo che senza vergogna finalmente ti dice che sei per lui l'aria, l'acqua, l'ossigeno. Puoi ridere, lo farai, ma questo non cambierà la MIA realtà, che non è detto sia la TUA, ma potrai mai pensare che io ti stia mentendo? Che una sola di queste parole possa essere detta senza essere pensata o sentita? Puoi immaginare di scrivere senza fondamentalmente credere? Anche la fantasia più perversa ha i suoi limiti, tutto quello che immagini per divenire scrittura deve essere profondamente vissuto e sentito, non puoi mai, in nessun modo, essere totalmente falso. In pratica occorre falsificare la realtà per renderla fantasia e dimostrare il teorema della fantasia perchè essa acquisti connotazione di verità. E' probabilmente assai più difficile scriverlo che viverlo, ma tutte queste lettere una dopo l'altra, che con l'alchimia leggera della grammatica e della sintassi divengono parole e frasi non sono altro che lo specchio di un'anima che anela alla cosa più bella del mondo: l'AMORE PER UN ALTRO ESSERE UMANO. Un altro, uno straniero, uno sconosciuto, qualcuno conosciuto per caso, per errore, perchè si è sbagliato strada o perchè gli si è andato addosso con la propria auto. Qualcuno conosciuto in un bar perchè non si sapeva con chi parlare, qualcuno che un giorno si è affiancato al tuo motorino e ti ha chiesto: "Facciamo una corsa?". Cosa succede? Non penso che nessuno lo sappia realmente, succede e basta. Un dio simpaticone che si diverte a far incrociare due tizi e farli cadere l'uno nelle braccia dell'altro: deve essere lui il colpevole.
Cosa c'è di più bello di poter dire ad un'altra persona che la si ama, che si sente per Lei quello che non si è mai sentito per nessun'altra persona al mondo. Perchè solo se la guardi il tuo cuore decide di salirti in gola, di battere così forte che per tenerlo dentro lo devi zavorrare. Perchè da quando la conosci la strada che fai per raggiungerla sembra sempre più breve e più bella. Perchè da quando la conosci niente è come lo conoscevi il giorno prima.

venerdì 19 gennaio 2007

Vorrei

Sento l'odore di te
Lontano, spazzato dal vento

Sento la tua voce
Dolcemente, suonare melodia

Sento il tuo abbraccio
Fortemente, accogliere il petto mio

Sento il tuo sapore
Rinfrescare labbra arse di desiderio

Sento i tuoi occhi
Lentamente, correre su di me

Sento la mancanza tua
Ogni giorno più grande
Stordire i sensi miei
E vorrei non sentire più.

Marinaio disperso

Il silenzio monotono della sera
solleva il capo verso il cielo

Guardo stelle brillare
pensando di morire

Cerco nel mio cuore risposte perdute
troppo difficili da recuperare
lontane

Marinaio disperso
ho paura di guardare oltre la prua

Naviga sola la mia nave
ho perso la rotta
e non la cerco

Non guardo più avanti
da quando ho capito che l'isola mia
è ormai passata

I dolci silenzi della notte mi sono amici
mi cullano lieti nella speranza di un sonno
che tarda a venire

31 luglio 2003

e...

Forse oggi non è più ieri
E tu lontana non guardi più
Forse pensi un poco a me
E giochi con un ricordo di perline
Forse accarezzi piano la spalla sua
E non ricordi lo sguardo mio
Forse il sogno che avevo sognato
Oggi non mi sveglia più
Forse

18 genaio 2007

28 luglio

Sento l’odore di te

Lontano, spazzato dal vento

Sento la tua voce
Dolcemente, suonare melodia

Sento il tuo abbraccio
Fortemente, accogliere il petto mio

Sento il tuo sapore
Rinfrescare labbra arse di desiderio

Sento i tuoi occhi
Lentamente, correre su di me

Sento la mancanza tua
Ogni giorno più grande

Stordire i miei sensi

un mare d'Amore

Un mare nei tuoi occhi
Fluisce veloce nei miei
Oggi che non ci sei
Spruzzi di sale sul mio viso
Risvegliano amaro il dolore
Di chi per un pò fu per me

Navighi lontano
Tra lidi che non conosco
Verso terre che non voglio vedere
Stringi venti che odorano
Di spezie d'Oriente
Ma senza di me
Lontano il nostro Amore

Dove è il tuo mare oggi
Perchè tagli le tue cime
Corri di nuovo
Nel porto sicuro della tua vita
Lasciando lontano
Un mare d'Amore

18 gennaio 2007

inganno

e se tutto fosse inganno

se tu non fossi mai esistita
se non mi avessi mai baciato quel giorno

se tu non fossi mai arrivata
se non mi avessi accarezzato il viso

se non ti avvessi mai incontrata
bella come solo tu sai essere bella

se non fossi mai annegato nei tuoi occhi
che mi hanno strappato il cuore

allora oggi sarei felice
e riderei di chi mi parla d' amore

e se questo fosse l'inganno?

mercoledì 17 gennaio 2007

Favola (E. Ramazzotti)

E raccontano che lui si trasformò in albero e che fu per scelta sua
che si fermò e stava lì a guardare la terra partorire fiori nuovi
Così fu nido per conigli e colibri il vento gl´insegnò i sapori
di resina e di miele selvatico e pioggia lo bagnò
la mia felicità - diceva dentro se stesso -
Ecco... ecco... l´ho trovata ora che ora che sto bene e che ho tutto il tempo
per me non ho più bisogno di nessuno
ecco la bellezza della vita che cos´è ma un giorno passarono di lì due occhi
di fanciulla,
due occhi che avevano rubato al cielo un pò della sua vernice e senti tremar
la sua radice
quanto smarrimento d´improvviso dentro se quello che solo un uomo senza donna
sa che cos´è
e allungo i suoi rami per toccarla
Capi che la felicità non è mai la metà di un infinito
ora era insieme luna e sole, sasso e nuvola era insieme riso e pianto o
soltanto era un uono che cominciava a vivere
ora era il canto che riempiva la sua grande immensa solitudine,
era quella parte vera che ogni favola d´amore racchiude in se per poterci
credere

Eros Ramazzotti

Sic transit...

Si passa la vita a pensare e ripensare... si passa la vita a pensare a come comportarci, a come relazionarci con gli altri. Si passa la vita cercando di capire gli altri, cercando di costruirsi un manuale del giusto comportamento, aggiungendo di giorno in giorno capitoli e paragrafi. Poi un giorno provi a rileggerlo e scopri che è tutto sbagliato, che nulla è come te lo aspettavi. Tutti i tuoi sogni, le tue metafore di vita le puoi gettare via, arriva qualcuno che si diverte in un attimo, in un solo momento a sovvertire l'ordine costituito. Ti distrugge quelle belle sovrastrutture che hai faticato tanto a mettere su. Prende le tue espressioni e le modifica come fossero plastilina, prende il tuo cuore e se lo riggira tra le mani senza pensarci un secondo. Ti fa suo, ti modifica, ti apre, ti smonta, cambia i pezzi e gli ingranaggi, modifica il tuo modo di "girare". Se ci peni poi ti senti un cretino, ma quando sei li dentro, perchè ti ci sei voluto gettare tu, allora nulla è banale, nulla è sbagliato per Lei. Fareti qualunque cose per regalarle un sorriso, per strapparle un "Ti Amo", per sentirtela un attimo più vicina. Vorresti tirartela addosso, come una coperta, tenertela vicino. Scrivi, pensi, canti, mangi solo per Lei; perchè Lei è quella che ti da la luce, è quella che ti avvicina alla Grazia. Se ti chiedessero di spostare il mondo a spallate, magari proveresti a farlo, perchè credi in Lei, perchè in Lei, trovi la forza di mille uomini. Perchè ti senti Lancillotto con Ginevra. Quanto hai riso... quando ti ho detto questo. Perchè ti avrei protetto da tutto e da tutti, avrei sfidato il mondo e le poche cose buone che nella mia vita ho fatto, avrei perso tutto per Te. Ma tu hai riso, hai alzato le tue belle spalle e hai riso.
C'era già chi spingeva il tuo cuore in un'altra direzione, c'era già chi ti aveva sorriso e aveva aperto una nuova falla nel tuo cuore vagabondo.
Non sei più, ed io non sono più per Te. Potrò forse non dormire mai più, girovagando da una stanza all'altra, riempendi fogli con la voglia di Te. Sognando Te a fianco a me. Sentendo la canzone che incanta dei tuoi sospiri quando ti accarezzavo piano, quando il tuo corpo si muoveva con la musica del mio. Ora tutto questo non c'è più. Ora rimane una ferita profonda, colma di pus, di dolore che non si rimargina, metti in atto tutte le strategie di difesa, ma ti scopri che il sentimento che sempre più prende piede è un odio sordo, feroce. Un odio che ti scorre silenzioso e viscido nello stesso solco in cui un attimo prima scorreva il dolce miele di un Amore impossibile. Tanto è stato grande questo Amore, più profondo e colmo è il fiume in piena dell'odio, della voglia di distruggere la tua figura dentro di me, di accartocciare quelle foto che non ho mai fatto. Una furia cieca che ti porta ad escogitare tutti i modi possibili per farti soffrire almeno la metà di quanto io sto soffrendo. Una furia cieca che ti porta a sederti sulla riva del fiume e aspettando di vedere passare il tuo corpo, solo per dirti: "Visto che avevo ragione io". Poi ti svegli dal tuo non sonno, da quelle poche ore in cui gli occhi vinti dalla stanchezza, dall'ansia, dalla rabbia si chiudono silenziosi, lasciandoti instupidito su di un divano con la televisione accesa. Ti svegli e scopri che l'odio è di nuovo amore, che comunque è lei che si agita nel tuo cuore. Sei li che paghi il conto delle tue malefatte, pensi che prima o poi tutto questo dovrà finire. Pensi che domani ti porterà un amore nuovo, un qualcosa di nuovo per soppiantare, per riempire quel fiume di dolore che ti scorre dentro. Ma non è mai così, non fiisci mai. Ci si vede, si fa finta di non vedersi. Si fa finta di ignorarsi, perchè questo è il modo migliore per esorcizzare la paura dell'altro. Magari fra qualche tempo ci vedremo in ascensore e scoppieremo a ridere... Mi dispiace non sarà così, non ci saranno sorrisi, non ci saranno risate, ci sarà una cicatrice enorme nel mio cuore, che nulla potrà mai colmare, potranno esserci altre Lei, ma nessuna sarà mai Tu, con il tuo sorriso, con il tuo dito sulla mia spalla. Nessuna potrà regalarmi la dolcezza di un tuo bacio e la stretta meravigliosa di un tuo abbraccio. Ora Stellina Mia, è tutto finito, sei riuscita a regalarmi quell'odio che non riuscivo a provare. Tu con la tua corte di questuanti sieti riusciti ad aprirmi gli occhi. Non c'è più amore nell'alveo secco del mio fiume dell'Amore. Scorre denso e vermiglio il cupo liquido dell'odio, della voglia di vederti soffrire. Forse una volta te l'ho già scritto, ma nel mio vagabondare tra questi amori brevi, una cosa l'ho imparata: il male che fai, prima o poi te lo ritrovi raddoppiato. Forse per il semplice motivo che i nostri amori brevi con il passare del tempo, divengono, giorno dopo giorno, più necessari, devono essere più coinvolgenti, per la tua dose di amore sei disposto ogni volta a rischiare qualcosa di più. Ogni volta, apri un pò di più il tuo cuore, ti mostri più vulnerabile, perchè ogni volta devi riempire un fiume più grande. Devi diluire il dolore immenso di un immenso amore con un amore ancora più grande. Ma il mondo, questo mondo, queste persone, non ti regalano nulla, nessuna ti regala niente. Tutti vogliono viaggiare in prima e tutti raccolgono a piene mani, dando il meno possibile, esattamente come hai fatto Tu. Ma ci sarà il giorno che la tua voglia di Amore ti farà inciampare e troverai lì ad aspettarti, al varco, ad un passo del tuo cuore, quell'anima nera che farà di Te quello che Tu hai fatto di me... e non avrai scampo, perchè al tuo dolore si sommerà il dolore ed il rimpianto per il dolore che hai dato.
I nostri cuori, le nostre anime, i giocattoli di questi adulti dispersi nel mare della disperazione, della desolazione si rompono spesso, lasciano scie di sangue che non si rapprende. Solo chi ci passa, chi attraversa questo deserto infuocato di giorno e gelido di notte sa cosa significa. Solo chi viaggia da solo in un mare colmo di disperazione disperata, riuscirà a cogliere il senso di queste parole, che amiche riempiono le pagine ora di un diario, ora di un blog, perchè sono l'unoco conforto per chi è troppo solo anche per piangere con un amico, anche perchè ha finito le proprie lacrime. Tu viaggi lontano, un'altra galassia, e solo le parole ti sostengono, queste parole che da sempre ti sono amiche che ti permettono di innamorare e di piangere, queste parole che da sole scivolano silenziose dalla tua anima al foglio bianco, riempendolo. Ho in queste parole il mio tesoro, il mio sostentamanto. Nessuno sa, nessuno legge, nessuno risponde. Le mie parole, sono mie, le tengo strette, le coccolo e le amo, così come faccio con i miei figli. Sono dolci, amare, salate, sapide, tenere, dure, alte, basse, prendono la forma, assumono la forma dell'acqua, perchè la forma non c'è. Le monto, le smonto, le affianco, le accavallo, le scrivo grandi e piccole, gli cambio di formato e loro mi ubbidiscono, rispondono docili al mio comando regalandomi la dolce illusone che per una volta a comandare il gioco sono io. Oggi siete voi il mio Amore.