giovedì 19 aprile 2007

Sapore di sale

Sei ferma a prua, ti reggi allo strallo del fiocco. Guardi avanti, intenta a scrutare il niente. Chissà a cosa pensi. Siamo da poco fuori dalla Marina di Roma. Abbiamo deciso di viaggiare di notte, sfruttando questa brezza leggera da Sud che increspa solo leggermente un mare d’argento, altrimenti calmo come il tavolo da pranzo del soggiorno.

Ti guardo in silenzio dal pozzetto, illuminato appena dalla luce degli strumenti di navigazione.

41° 43.850’ N, 12° 11.739’ E, segna il GPS. Siamo appena al traverso di Fiumara. Un paio di miglia fuori. Le luci di Ostia sembrano già occhieggiare lontano. Un aereo solitario si alza da Fiumicino facendo vibrare l’aria con il rombo dei motori al massimo, mentre lentamente ritira flaps e fa rientrare i carrelli. Sollevi la testa e guardi in alto seguendo il rumore dell’aereo in volo.

Lasco un filo la randa, allentando la scotta dal winch di sinistra. Il log mi conferma un nodo in più.

Con l’aereo ormai lontano il silenzio è assoluto, solo lo sciacquio dolce della prua del nostro Bavaria che taglia dolcemente l’acqua, lasciando dietro di se una scia fosforescente.

Ingaggio il pilota automatico, il mare di fronte a noi è completamente libero. Il ponte è leggermente sbandato verso sinistra. Controllo un’ultima volta gli strumenti, quindi saltando sulla panca di dritta ti raggiungo a prua. Mentre mi avvicino mi accorgo che sei scalza, indossi quella felpa blu che ti ho regalato qualche tempo fa e dalla quale non ti separi mai quando siamo insieme. Il berretto con la visiera della Murphy ti trattiene i capelli. Mi fermo un attimo sei bellissima. Ogni volta che ti guardo non posso fare a meno di pensarlo, non posso fare a meno di pensare a quei primi giorni, a quell'interminabile periodo, che sembrava non finire più, in cui dovemmo separarci. Sembrano passati decenni. Ogni volta che ti guardo il mio cuore perde un piccolo battito ed io mi sollevo qualche centimetro da terra.

Ti raggiungo, sembri accorgerti di me solo ora, ti abbraccio da dietro, facendo passare le mie braccia sotto le tue. Bacio il solito posto, dietro il tuo orecchio destro. Un leggero brivido ti percorre, chissà se stai pensando anche Tu a quel primo giorno. Era l’ultimo giorno di Luglio.

Rimaniamo così per un minuto o forse più, il mare e la brezza da Sud cullano dolcemente la nostra barca. Ti giri lentamente verso di me, avendo cura di far passare il braccio destro dietro lo strallo; ti appoggi quasi al genoa teso e mi guardi profondamente negli occhi. Sei silenziosa e pensierosa. Sei tenera e decisa. Mi guardi e i tuoi occhi mi arrivano in fondo al cuore, rimestano nel mio animo e pescano tutto il mio amore per te. Vorrei non farti capire quanto sei importante per me, vorrei non dirti così spesso che ti amo. Non vorrei essere la parte debole di questo rapporto, ma Tu mi spogli di tutte le mie difese, delle mie armature. Mi hai colto di sprovvista, non mi hai dato tempo di mettere in atto tutta quella serie di tattiche che mi ero creato per essere sempre dalla parte di chi comanda in un rapporto. Ma mai come in questo momento, con te vicino a me, con te che mi baci con dolcezza le labbra, sono felice di non aver difese. Domani è un altro giorno…

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